domenica 13 gennaio 2008

Un Battere d'Ali

Un rumore improvviso: il battere d'ali di uno stormo d'uccelli nel campo vicino. E' bastato quell'evento inatteso a richiamarmi al pulsare della vita in un giorno normale, una domenica come tante, votata al riposo. Il sole è uscito facendosi spazio in un cielo di pioggia, ho aperto la finestra ed ecco la sopresa. Ci voleva tanto poco a ricordarmi che sotto il grigio del tempo che passa con ritmo costante c'è un senso profondo, al quale anch'io spesso dimentico di ispirarmi. Sì, anch'io lo dimentico, purtroppo, e mi faccio prendere dall'avvicendarsi delle ore, degli impegni, delle persone che mi ruotano intorno, che mi si attaccano addosso e mascherano la mia identità. Così sento che le cose mi tirano da una parte e dall'altra, mi chiamano, mi distraggono, mi deconcentrano dall'unica cosa che conta: la vita che è mia. La vita che è faticosa, difficile, indisponente e talvolta odiosa ma proprio per questo intrigante, attraente e, quando meno te l'aspetti, irresistibile. Per questo oggi ho pensato che io la vita la amo non perché lei mi ama ma perché non posso fare altrimenti. Perché mi incuriosisce proprio nel momento in cui sento che mi ha più deluso e per questo, alla fine, non mi delude mai. Si manifesta quando all'apparenza la realtà sembra appiattita, mi stuzzica quando mi sento finita, mi dà la carica se sono sfinita. E' il bacio della buona notte, la prima luce del mattino, il sorriso di un bambino. E', come oggi, il frullare d'ali di un pomeriggio che sembrava senza un motivo.

mercoledì 7 novembre 2007

il mondo in mano ai sordi

Il mondo in mano ai sordi o, quantomeno, a chi non vuole sentire. Perché capita - a voi no? - di parlare e non ottenere risposta. Oppure di ottenerne un'altra che calzerebbe a pennello con una domanda diversa. E' il cervello degli altri che si è spappolato o è solo il mio che non è omologato?

Il dubbio mi tormenta e, per non sembrare la solita tiranna che pretende di avere sempre ragione, mi freno, divento più disponibile, ascolto con più pazienza, conto fino a mille prima di esternare i miei pensieri. Arrivo al punto di pensare che dipende da me, se la comunicazione si interrompe e gli interlocutori svalvolano. Insomma, ci provo. Con quale risultato?
Mah, che dire? La risposta è intorno a noi, basta leggerla e il più delle volte essa non ha senso.

lunedì 22 ottobre 2007

senza rete

A questo punto lo posso pure dichiarare: io credo di esserci proprio caduta dentro, al grande garbuglio. Non so voi ma io, il bandolo, in questa grande matassa proprio non riesco a trovarlo. Come potrei in un paese dove chi governa scende in piazza a manifestare contro se stesso, chi indaga viene automaticamente indagato, chi abusa del potere viene considerato un grande e le fiction vengono considerate una realtà più vera di quella vissuta?
Mi sono rassegnata, non ci riesco. Da qualsiasi punto provi a dipanare questo gomitolo il filo mi si aggroviglia più di prima. Dove inizia il disordine? E poi: esso finisce? Sono convinta di no ma se c'è qualcuno che può dimostrami il contrario... Accetto sfide

domenica 21 ottobre 2007

Il garbuglio

Non voglio lanciare nessuna mia frase famosa ma solo un modo di vedere la vita che mi appartiene anche se non l'ho individuato io, tra i tanti possibili. Ecco quindi un pensiero di Carlo Emilio Gadda, anzi del suo mitico commissario Ingravallo. Trovo che la sua filosofia vada a pennello con la realtà che mi circonda. E la vostra, di realtà, come è?


"Sosteneva, fra l’altro, che le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti. Diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo. Ma il termine giuridico «le causali, la causale» gli sfuggiva preferentemente di bocca: quasi contro sua voglia".